LA SPY-STORY DEL VIDEOCLIP

Cinebox e Scopitone, spy-story del videoclip

Intervista a Michele Bovi di Johnny Charlton

Roma, maggio 1959. Vittorio De Sica e Paolo Emilio Nistri alla presentazione del Cinebox nello stand dell’OMI (Ottico Meccanica Italiana) alla Fiera di Roma.

Michele Bovi, sono state le tue ricerche a rivoluzionare la storia del videoclip: soprattutto le origini di questo strumento che ancora oggi rappresenta il principale mezzo di promozione di un brano musicale. I maggiori esperti in materia di audiovisivi di tutto il mondo (dall’avvocato statunitense Bob Orlowsky, studioso di storia del videoclip, al danese Gert J. Almind storico del jukebox, al francese Jean-Charles Scagnetti docente all’Università di Nizza, ai tedeschi Henry Keazor e Thorsten Wübbena insegnanti di storia dell’arte all’Università di Francoforte) oggi citano il tuo lavoro di ricerca per stabilire all’unisono che i primi a produrre filmati a colori destinati a promuovere un brano musicale furono gli italiani. Per anni la primogenitura era stata attribuita ad americani e inglesi…

Un supporto come un disco, un cd, un dvd o un mp3 vive in simbiosi tecnica con lo strumento che lo riproduce: dal fonografo al lettore digitale. Così il videoclip, coniato come termine nel 1981 per la diffusione sistematica su MTV. Andando a ritroso il primo supporto a essere riferito al neologismo fu Bohemian Rhapsody dei Queen, realizzato nel 1975 da Bruce Gowers. In realtà le canzoni illustrate da immagini in movimento, con una regia fantasiosa che spazia oltre la semplice esibizione da palco, erano già state proposte dalle televisioni di tutto il pianeta: con i Beatles nella seconda metà degli anni sessanta o ancora prima con Tony Bennett. Però MTV aveva creato il circuito di diffusione costante, appunto lo strumento. E, ripeto, è lo strumento di diffusione che conta. I primi filmati ideati per la promozione di brani musicali risalgono al 1939, quando la Mills Novelty Company di Chicago inventò il Panoram, un mobiletto di legno con uno schermo che riproduceva pellicole da 16 millimetri, chiamate “soundies”, interpretate dalle icone del jazz, da Bessie Smith a Duke Ellington. Ma era una bobina con una sequenza unica e indivisibile di 8 brani in bianco e nero, in pratica un cortometraggio musicale.
Il vero antesignano del videoclip è il filmato a colori realizzato per il Cinebox, l’apparecchio costruito dalla OMI, Ottico Meccanica Italiana di Roma su progetto dell’inventore Pietro Granelli (Roma 1918, Piacenza 1975) e commercializzato dalla milanese SIF, Società Internazionale di Fonovisione dei fratelli Angelo e Benvenuto Bottani. Il Cinebox riproduceva 40 filmati selezionati da una pulsantiera. Venne presentato ufficialmente al Circolo della Stampa Romana l’11 aprile del 1959, tenuto a battesimo da Vittorio De Sica e dalla “regina della canzone” Nilla Pizzi. La prima pellicola realizzata per il Cinebox, a memoria di Paolo Emilio Nistri, consigliere delegato della OMI, oggi vicepresidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Roma, fu “Altagracia”, un brano eseguito dal cantante cubano Don Marino Barreto Jr, realizzato negli studi capitolini dell’Istituto Luce dal regista Domenico Paolella e confezionata nei laboratori de La Microstampa di Franco Iasiello. “Altagracia” può essere definito secondo Nistri il primo videoclip ante litteram della storia.

I francesi si presentarono nello stesso periodo con un’invenzione analoga, costruendo lo Scopitone, apparecchio molto simile al Cinebox con una selezione a pulsantiera di 36 filmati musicali a colori. Copiarono l’idea?

Lo Scopitone fu presentato al Salone Fieristico di Parigi un anno dopo l’inaugurazione del Cinebox, esattamente il 14 aprile del 1960. L’apparecchio nasceva da un progetto dell’ingegner Frédéric Mathieu direttore generale della CAMECA, Compagnie d’Application Mécaniques à l’Electronique au Cinéma et à l’Atomistique, una società affiliata al gigante parigino dell’elettronica TSF, Télegraphie Sans Fil. Nonostante l’ufficialità delle date possa far insorgere il sospetto Mathieu non copiò Granelli.

Come fai ad esserne certo?

Sono convinto che gli apparecchi poi diventati Cinebox e Scopitone fossero già in uso durante la seconda guerra mondiale e proprio per utilizzazione bellica, nel settore dell’intelligence.

Musica da guerra?

Niente musica, bensì filmati per spionaggio. Va detto che sia la Ottico Meccanica Italiana che la CAMECA erano state aziende importanti dell’industria bellica, entrambe specializzate nella creazione di strumenti di precisione per la navigazione aerea e nell’aerofotogrammetria, la tecnica che consente di catturare dall’alto immagini stereoscopiche per confezionare mappe topografiche.

In pratica i predecessori dei satelliti spia?

Proprio così. Non dimentichiamo che la OMI, azienda con mille dipendenti, durante la guerra aveva ideato l’alternativa di Enigma, il mitico apparecchio tedesco per cifrare i messaggi. Umberto Nistri, padre di Paolo Emilio e fondatore nel 1924 dell’azienda era collaboratore e amico di Italo Balbo e frequentava Casa Savoia. Nel dopoguerra la OMI aveva tra i suoi clienti il Governo degli Stati Uniti e Paolo Emilio Nistri, ossia l’industriale che dette il via alla produzione del Cinebox, era stato più volte in visita di lavoro a Langley, il quartiere generale della CIA.

Enigma OMI

Usata dal Regio Esercito, dalla Regia Aeronautica e dalla Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale, derivata dal modello di Enigma tedesca e prodotta (1939-1940) in pochi esemplari dalla OMI (Ottica Meccanica Italiana) Nistri S.A per gli eserciti italiani, ha cinque rotori di codifica e un rotore di scrittura. La tastiera ha 27 tasti, con leva, di cui 26 sono per l'alfabeto e uno per il movimento continuo.

Ma cosa ti fa pensare che gli apparecchi poi diventati Cinebox e Scopitone fossero già attivi in periodo di guerra?

Negli anni Cinquanta diversi inventori, in Francia, si ritrovarono a depositare il medesimo progetto ai fini del brevetto. Per stabilire la paternità dello Scopitone ci furono anche liti giudiziarie. Ebbe la meglio su tutti il patron della CAMECA, l’ingegner Mathieu riuscendo a dimostrare che il progetto Scopitone era in sperimentazione fin dall’immediato dopoguerra per ideare soluzioni al fine di convertire a usi pacifici le tonnellate di apparecchiature belliche non più utilizzabili. Io ritengo che quegli apparecchi fossero usati durante la guerra, in Francia come in Italia, come visori automatici di pellicole contenenti obiettivi sensibili. Ovviamente frutto di progetti secretati. Finita la guerra alcuni di coloro erano venuti a contatto con quegli apparecchi pensarono bene di sfruttarne la conoscenza. Evidentemente il successo dilagante del juke-box a metà anni Cinquanta li indusse a tentare la carta del brevetto. È la ragione per cui tra Cinebox e Scopitone non ci fu mai conflitto per stabilire chi per primo avesse ideato l’apparecchio: i vertici di OMI e CAMECA conoscevano la verità.

Nessuno tentò di insidiare la paternità di Pietro Granelli per il Cinebox?

No. Mentre alcuni italiani si proiettarono sulla Francia: la CAMECA acquistò nel 1958 dall’inventore piemontese Teresio Dessilani – a lui si devono brevetti geniali come quello di un innovativo rasoio elettrico – un brevetto poi utilizzato per la realizzazione dello Scopitone. E nel 1959 gli avvocati milanesi Vincenza Bavaro e Mario Giacomini costituirono la MGS, Movie General System, e depositarono in Francia un brevetto per un altro apparecchio a selezione e proiezione di film sonori, chiamato Moviebox, che non venne mai fabbricato. Il progetto, ideato dallo stesso avvocato Mario Giacomini, fu acquistato nel 1961 da Angelo Bottani, patron della SIF, Società Internazionale di Fonovisione che commercializzava il Cinebox.

La concorrenza tra Cinebox e Scopitone insomma fu soltanto di carattere artistico-commerciale?

Sì. Inizialmente sia OMI che CAMECA tentarono, ai fini della riconversione dei materiali bellici, la strada della cinematografia. Nella stessa sigla CAMECA si fa riferimento al cinema e Paolo Emilio Nistri all’inizio degli anni Cinquanta fondò 2 società affiliate alla OMI: la Cinefilm che lavorava alla riduzione del formato delle pellicole da 35 millimetri a 16 millimetri e la Cineindustria che curava l’acquisizione di clienti e la distribuzione delle pellicole a passo 16.
Il boom della vendita dei dischi (ricordiamo il successo mondiale di Volare di Domenico Modugno del 1958, e nello stesso periodo del rock and roll e dei cantautori francesi) convinse italiani e cugini d’Oltralpe a intraprendere l’impresa del juke-box a immagini.

Curiosa fine per apparecchi di guerra quella di diventare strumenti emblematici di pace: diffusori di musica per far ballare, divertire, fraternizzare i giovani

Curioso ancora di più che a costruire gli apparecchi Cinebox dopo la OMI fosse la MIVAL, un’azienda di Gardone Valtrompia nel bresciano, controllata dalla Beretta. D’altronde l’accostamento tra Armi e Musica è più ricorrente di quanto si pensi. Alcune delle maggiori case discografiche mondiali hanno lavorato per l’industria bellica o hanno svolto attività di intelligence anche dopo il conflitto. Mi viene in mente l’avanzata delle truppe americane del 1944 in un’Italia ferita e mortificata dalla guerra. I soldati conquistarono la simpatia dei nostri connazionali regalando cioccolata, sigarette, ma soprattutto suonando la loro musica: lo sfrenato boogie-woogie. Mi chiedo se il rock and roll negli anni Cinquanta, etichettato come musica ribelle, addirittura come musica del diavolo, fu davvero un fenomeno spontaneo o magari un’opera dell’ingegno di un Grande Fratello diretta a sedurre e soprattutto a sedare la nuova generazione.

Bibliografia essenziale:

– Michele Bovi: “Da Carosone a Cosa Nostra, Gli Antenati del Videoclip – From Carosone to Cosa Nostra, Ancestors of the Music Video” (Coniglio Editore, 2007)
– Jean-Charles Scagnetti: “L’Aventure Scopitone 1957-1983” (Autrement, Francia 2010)
– Henry Keazor, Thorsten Wübbena: “Rewind, Play, Forward: The Past, Present, Future of the Music Video” (Paperback, Germania 2010)
– Bob Orlowsky: Scopitone Archive, Washington USA (http://scopitonearchive.com)
– Gert J. Almind: Danish Jukebox Archive, Silkeborg Danimarca (http://juke-box.dk).

In: CINEBOX & SCOPITONE |