CINEBOX & SCOPITONE

LA SPY-STORY DEL VIDEOCLIP

Cinebox e Scopitone, spy-story del videoclip

Intervista a Michele Bovi di Johnny Charlton

Roma, maggio 1959. Vittorio De Sica e Paolo Emilio Nistri alla presentazione del Cinebox nello stand dell’OMI (Ottico Meccanica Italiana) alla Fiera di Roma.

Michele Bovi, sono state le tue ricerche a rivoluzionare la storia del videoclip: soprattutto le origini di questo strumento che ancora oggi rappresenta il principale mezzo di promozione di un brano musicale. I maggiori esperti in materia di audiovisivi di tutto il mondo (dall’avvocato statunitense Bob Orlowsky, studioso di storia del videoclip, al danese Gert J. Almind storico del jukebox, al francese Jean-Charles Scagnetti docente all’Università di Nizza, ai tedeschi Henry Keazor e Thorsten Wübbena insegnanti di storia dell’arte all’Università di Francoforte) oggi citano il tuo lavoro di ricerca per stabilire all’unisono che i primi a produrre filmati a colori destinati a promuovere un brano musicale furono gli italiani. Per anni la primogenitura era stata attribuita ad americani e inglesi…

Un supporto come un disco, un cd, un dvd o un mp3 vive in simbiosi tecnica con lo strumento che lo riproduce: dal fonografo al lettore digitale. Così il videoclip, coniato come termine nel 1981 per la diffusione sistematica su MTV. Andando a ritroso il primo supporto a essere riferito al neologismo fu Bohemian Rhapsody dei Queen, realizzato nel 1975 da Bruce Gowers. In realtà le canzoni illustrate da immagini in movimento, con una regia fantasiosa che spazia oltre la semplice esibizione da palco, erano già state proposte dalle televisioni di tutto il pianeta: con i Beatles nella seconda metà degli anni sessanta o ancora prima con Tony Bennett. Però MTV aveva creato il circuito di diffusione costante, appunto lo strumento. E, ripeto, è lo strumento di diffusione che conta. I primi filmati ideati per la promozione di brani musicali risalgono al 1939, quando la Mills Novelty Company di Chicago inventò il Panoram, un mobiletto di legno con uno schermo che riproduceva pellicole da 16 millimetri, chiamate “soundies”, interpretate dalle icone del jazz, da Bessie Smith a Duke Ellington. Ma era una bobina con una sequenza unica e indivisibile di 8 brani in bianco e nero, in pratica un cortometraggio musicale.
Il vero antesignano del videoclip è il filmato a colori realizzato per il Cinebox, l’apparecchio costruito dalla OMI, Ottico Meccanica Italiana di Roma su progetto dell’inventore Pietro Granelli (Roma 1918, Piacenza 1975) e commercializzato dalla milanese SIF, Società Internazionale di Fonovisione dei fratelli Angelo e Benvenuto Bottani. Il Cinebox riproduceva 40 filmati selezionati da una pulsantiera. Venne presentato ufficialmente al Circolo della Stampa Romana l’11 aprile del 1959, tenuto a battesimo da Vittorio De Sica e dalla “regina della canzone” Nilla Pizzi. La prima pellicola realizzata per il Cinebox, a memoria di Paolo Emilio Nistri, consigliere delegato della OMI, oggi vicepresidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Roma, fu “Altagracia”, un brano eseguito dal cantante cubano Don Marino Barreto Jr, realizzato negli studi capitolini dell’Istituto Luce dal regista Domenico Paolella e confezionata nei laboratori de La Microstampa di Franco Iasiello. “Altagracia” può essere definito secondo Nistri il primo videoclip ante litteram della storia.

I francesi si presentarono nello stesso periodo con un’invenzione analoga, costruendo lo Scopitone, apparecchio molto simile al Cinebox con una selezione a pulsantiera di 36 filmati musicali a colori. Copiarono l’idea?

Lo Scopitone fu presentato al Salone Fieristico di Parigi un anno dopo l’inaugurazione del Cinebox, esattamente il 14 aprile del 1960. L’apparecchio nasceva da un progetto dell’ingegner Frédéric Mathieu direttore generale della CAMECA, Compagnie d’Application Mécaniques à l’Electronique au Cinéma et à l’Atomistique, una società affiliata al gigante parigino dell’elettronica TSF, Télegraphie Sans Fil. Nonostante l’ufficialità delle date possa far insorgere il sospetto Mathieu non copiò Granelli.

Come fai ad esserne certo?

Sono convinto che gli apparecchi poi diventati Cinebox e Scopitone fossero già in uso durante la seconda guerra mondiale e proprio per utilizzazione bellica, nel settore dell’intelligence.

Musica da guerra?

Niente musica, bensì filmati per spionaggio. Va detto che sia la Ottico Meccanica Italiana che la CAMECA erano state aziende importanti dell’industria bellica, entrambe specializzate nella creazione di strumenti di precisione per la navigazione aerea e nell’aerofotogrammetria, la tecnica che consente di catturare dall’alto immagini stereoscopiche per confezionare mappe topografiche.

In pratica i predecessori dei satelliti spia?

Proprio così. Non dimentichiamo che la OMI, azienda con mille dipendenti, durante la guerra aveva ideato l’alternativa di Enigma, il mitico apparecchio tedesco per cifrare i messaggi. Umberto Nistri, padre di Paolo Emilio e fondatore nel 1924 dell’azienda era collaboratore e amico di Italo Balbo e frequentava Casa Savoia. Nel dopoguerra la OMI aveva tra i suoi clienti il Governo degli Stati Uniti e Paolo Emilio Nistri, ossia l’industriale che dette il via alla produzione del Cinebox, era stato più volte in visita di lavoro a Langley, il quartiere generale della CIA.

Enigma OMI

Usata dal Regio Esercito, dalla Regia Aeronautica e dalla Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale, derivata dal modello di Enigma tedesca e prodotta (1939-1940) in pochi esemplari dalla OMI (Ottica Meccanica Italiana) Nistri S.A per gli eserciti italiani, ha cinque rotori di codifica e un rotore di scrittura. La tastiera ha 27 tasti, con leva, di cui 26 sono per l'alfabeto e uno per il movimento continuo.

Ma cosa ti fa pensare che gli apparecchi poi diventati Cinebox e Scopitone fossero già attivi in periodo di guerra?

Negli anni Cinquanta diversi inventori, in Francia, si ritrovarono a depositare il medesimo progetto ai fini del brevetto. Per stabilire la paternità dello Scopitone ci furono anche liti giudiziarie. Ebbe la meglio su tutti il patron della CAMECA, l’ingegner Mathieu riuscendo a dimostrare che il progetto Scopitone era in sperimentazione fin dall’immediato dopoguerra per ideare soluzioni al fine di convertire a usi pacifici le tonnellate di apparecchiature belliche non più utilizzabili. Io ritengo che quegli apparecchi fossero usati durante la guerra, in Francia come in Italia, come visori automatici di pellicole contenenti obiettivi sensibili. Ovviamente frutto di progetti secretati. Finita la guerra alcuni di coloro erano venuti a contatto con quegli apparecchi pensarono bene di sfruttarne la conoscenza. Evidentemente il successo dilagante del juke-box a metà anni Cinquanta li indusse a tentare la carta del brevetto. È la ragione per cui tra Cinebox e Scopitone non ci fu mai conflitto per stabilire chi per primo avesse ideato l’apparecchio: i vertici di OMI e CAMECA conoscevano la verità.

Nessuno tentò di insidiare la paternità di Pietro Granelli per il Cinebox?

No. Mentre alcuni italiani si proiettarono sulla Francia: la CAMECA acquistò nel 1958 dall’inventore piemontese Teresio Dessilani – a lui si devono brevetti geniali come quello di un innovativo rasoio elettrico – un brevetto poi utilizzato per la realizzazione dello Scopitone. E nel 1959 gli avvocati milanesi Vincenza Bavaro e Mario Giacomini costituirono la MGS, Movie General System, e depositarono in Francia un brevetto per un altro apparecchio a selezione e proiezione di film sonori, chiamato Moviebox, che non venne mai fabbricato. Il progetto, ideato dallo stesso avvocato Mario Giacomini, fu acquistato nel 1961 da Angelo Bottani, patron della SIF, Società Internazionale di Fonovisione che commercializzava il Cinebox.

La concorrenza tra Cinebox e Scopitone insomma fu soltanto di carattere artistico-commerciale?

Sì. Inizialmente sia OMI che CAMECA tentarono, ai fini della riconversione dei materiali bellici, la strada della cinematografia. Nella stessa sigla CAMECA si fa riferimento al cinema e Paolo Emilio Nistri all’inizio degli anni Cinquanta fondò 2 società affiliate alla OMI: la Cinefilm che lavorava alla riduzione del formato delle pellicole da 35 millimetri a 16 millimetri e la Cineindustria che curava l’acquisizione di clienti e la distribuzione delle pellicole a passo 16.
Il boom della vendita dei dischi (ricordiamo il successo mondiale di Volare di Domenico Modugno del 1958, e nello stesso periodo del rock and roll e dei cantautori francesi) convinse italiani e cugini d’Oltralpe a intraprendere l’impresa del juke-box a immagini.

Curiosa fine per apparecchi di guerra quella di diventare strumenti emblematici di pace: diffusori di musica per far ballare, divertire, fraternizzare i giovani

Curioso ancora di più che a costruire gli apparecchi Cinebox dopo la OMI fosse la MIVAL, un’azienda di Gardone Valtrompia nel bresciano, controllata dalla Beretta. D’altronde l’accostamento tra Armi e Musica è più ricorrente di quanto si pensi. Alcune delle maggiori case discografiche mondiali hanno lavorato per l’industria bellica o hanno svolto attività di intelligence anche dopo il conflitto. Mi viene in mente l’avanzata delle truppe americane del 1944 in un’Italia ferita e mortificata dalla guerra. I soldati conquistarono la simpatia dei nostri connazionali regalando cioccolata, sigarette, ma soprattutto suonando la loro musica: lo sfrenato boogie-woogie. Mi chiedo se il rock and roll negli anni Cinquanta, etichettato come musica ribelle, addirittura come musica del diavolo, fu davvero un fenomeno spontaneo o magari un’opera dell’ingegno di un Grande Fratello diretta a sedurre e soprattutto a sedare la nuova generazione.

Bibliografia essenziale:

– Michele Bovi: “Da Carosone a Cosa Nostra, Gli Antenati del Videoclip – From Carosone to Cosa Nostra, Ancestors of the Music Video” (Coniglio Editore, 2007)
– Jean-Charles Scagnetti: “L’Aventure Scopitone 1957-1983” (Autrement, Francia 2010)
– Henry Keazor, Thorsten Wübbena: “Rewind, Play, Forward: The Past, Present, Future of the Music Video” (Paperback, Germania 2010)
– Bob Orlowsky: Scopitone Archive, Washington USA (http://scopitonearchive.com)
– Gert J. Almind: Danish Jukebox Archive, Silkeborg Danimarca (http://juke-box.dk).

CINEBOX E CENSURA

È uno dei tre filmati (gli altri sono “Atene” e “Torero”) che Carosone realizzò per il Cinebox nel dicembre del 1958, prima del suo addio alle scene avvenuto il 7 settembre del 1959. Le pellicole comparivano nel prototipo del Cinebox presentato al Circolo della Stampa Romana e negli stand della Società Internazionale di Fonovisione alle Fiere di Milano e di Roma tra aprile e maggio del 1959.
Sul cartello che precede il brano appare il nulla-osta del Ministero del Turismo e Spettacolo: ogni pellicola infatti doveva essere sottoposta all’esame della Commissione di Censura per l’autorizzazione alla proiezione. Fu questo il motivo principale del ritardo della commercializzazione del Cinebox. Le prime autorizzazioni infatti scattarono soltanto il 15 marzo del 1961: insomma quando il Cinebox entrò sul mercato “’O Mafiuso” era un filmato vecchio di tre anni e il suo esecutore Renato Carosone si era ritirato già da 18 mesi.
Paolo Emilio Nistri, il dirigente della Ottico Meccanica Italiana, ricorda che Renato Carosone, suo buon amico, si dichiarò interessato a entrare nella società per la produzione del Cinebox.

QUEL NONNO ITALIANO DEL VIDEOCLIP

NON È “BOHEMIAN RHAPSODY” DEI QUEEN IL PRIMO VIDEOCLIP DELLA STORIA, COME CONVENZIONALMENTE SI TENDE A RITENERE. LA PRIMA PELLICOLA A COLORI REALIZZATA PER LA PROMOZIONE DI UN BRANO MUSICALE È DEL 1959 E FU CONCEPITA IN ITALIA PER IL COSIDDETTO CINEBOX, IL VOLUMINOSO “JUKE-BOX AD IMMAGINI” CHE PER LA PRIMA VOLTA CONSENTIVA DI VEDERE E NON SOLO ASCOLTARE GLI INTERPRETI DELLE CANZONI.

Renato Carosone, Don Marino Barreto Jr, Peppino Di Capri e Nilla Pizzi aprirono la strada a tutti i cantanti degli anni ‘60, dando il via a un’avventura che coinvolse registi come i nostri Vito Molinari, ed Enzo Trapani e gli esordienti Claude Lelouch, Francis Ford Coppola e Robert Altman. Un’avventura che per la prima volta viene narrata in tv a Tg2 Dossier, seguendo il filo di un racconto che intreccia filmati inediti alle cronache della piccola guerra commerciale che il Cinebox innescò tra Italia, Francia e Stati Uniti, finendo per suscitare l’interesse delle famiglie mafiose di New York e la dura repressione dei G-men di Robert Kennedy.

“Quel nonno italiano del videoclip” di Michele Bovi, Tg2 Dossier RAI, 16 aprile 2006.


INTERVISTE E IMMAGINI CHE APPAIONO NEL PROGRAMMA

Interviste
– Paolo Emilio Nistri, dirigente Ottico Meccanica Italiana
– Andrée Davis-Boyer, produttrice e regista Scopitone
– Bob Orlowsky, avvocato e storico del videoclip
– Frank Rose, giornalista
– Roberto Marai, imprenditore
– Ermanno Caselli, direttore tecnico della Società Internazionale di Fonovisione
– Alberto Moro, montatore
– Roby Matano, cantante
– Clem Sacco, cantante

Immagini
– Gianni Morandi e Mary Di Pietro
– Neil Sedaka
– The Queen
– The Delta Rhythm Boys
– Paul Anka
– Brigitte Bardot
– Don Marino Barreto Junior
– I Brutos
– I Divini
– Wera Nepi
– Iva Zanicchi
– Rika Zarai
– Betty Claire
– Henry Salvador
– Gastone Parigi
– Gegè Di Giacomo
– I Campioni
– Fausto Leali
– Lilli Bonato
– Edoardo Vianello
– Pino Donaggio
– Ornella Vanoni
– Nico Fidenco
– Sergio Endrigo
– Ricky Gianco
– John Foster
– Dalida
– Rita Pavone
– Gino Paoli
– Juliette Greco
– Alice e Ellen Kessler
– Peppino Di Capri e i suoi Rockers
– Marino Marini e il suo quartetto
– Adriano Celentano
– Clem Sacco
– Johnny Hallyday
– Sylvie Vartan
– Tony Renis
– Vince Taylor
– Francoise Hardy
– The Touchdown Girls of Crazy Horse
– De Giafferi
– Marian Montgomery
– Debbie Reynolds
– Joi Lansing
– Sandy Shaw
– Miguel Cordoba
– The Procol Harum
– Nancy Sinatra
– Frank Sinatra Junior
– Skin

Giorgio Gaber testimonial del Cinebox

Giorgio Gaber testimonial del Cinebox al Festival di Sanremo 1964.

I Divini “La Canzone del Cinebox” (Cinebox, 1962).

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CANZONI DA GUARDARE

Italiani pionieri del filmato musicale

CHI REALIZZÒ IL PRIMO CORTOMETRAGGIO DEDICATO A UNA CANZONE? MARIO ALMIRANTE NEL 1930 PER “NINNA NANNA DELLE DODICI MAMME” DI ODOARDO SPADARO. CHI GIRÒ IL PRIMO PROMO MUSICALE A COLORI? DOMENICO PAOLELLA PER “ALTAGRACIA” DI DON MARINO BARRETO JUNIOR, FILMATO DESTINATO AL CINEBOX, IL JUKE-BOX CON LO SCHERMO INVENTATO IN ITALIA E INAUGURATO NEL 1959 DA VITTORIO DE SICA. CHI È L’AUTORE DEL PRIMO VIDEOCLIP DELLA NUOVA GENERAZIONE? RUGGERO MITI CHE NEL 1975 IMMORTALÒ LUCIO BATTISTI NEI BOSCHI DELLA BRIANZA PER IL BRANO “ANCORA TU”. CHI FILMÒ PER PRIMO UN INTERO ALBUM DI CANZONI? POMPEO DE ANGELIS NEL 1973 CON “GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO” DI CLAUDIO BAGLIONI.

A documentare la primogenitura italiana nelle diverse emissioni di filmati musicali è il Tg2 Dossier intitolato “Generazione De Sica, canzoni da guardare” a firma di Michele Bovi. Un viaggio lungo un secolo tra i “musicarelli” per scoprire che in questo genere di pellicole hanno lavorato nomi prestigiosi del cinema e della cultura: da Ettore Scola a Nanni Loy, da Ennio Flaiano a Antonio Ghirelli, da Ugo Pirro a Cesare Zavattini. Con le testimonianze di artisti e registi italiani e stranieri e un’intervista esclusiva con Francis Ford Coppola, coinvolto giovanissimo nella produzione dello Scopitone, concorrente francese del nostro Cinebox: un’esperienza che costò al futuro regista de Il Padrino un’ingente perdita economica.

“Generazione De Sica: canzoni da guardare” di Michele Bovi, Tg2 Dossier RAI, 9 marzo 2008.


INTERVISTE E IMMAGINI CHE APPAIONO NEL PROGRAMMA

Interviste
– Vito Molinari, regista
– Piero Pompili, produttore e regista
– Andrée Davis-Boyer, produttrice e regista
– Francis Ford Coppola, regista
– Ruggero Miti, regista
– Pompeo De Angelis, regista
– Bob Orlowsky, avvocato e storico del videoclip
– Edoardo Vianello, cantante
– Clem Sacco, cantante
– Fausto Leali, cantante
– Roberto Marai, imprenditore
– Massimo Celeghin, collezionista

Immagini
– Vittorio De Sica
– Bessie Smith
– Odoardo Spadaro
– Adriano Celentano con Don Backy, Guidone, Ricky Gianco, Miki Del Prete
– Domenico Paolella
– Silvana Pampanini
– Don Marino Barreto Junior
– Gino Paoli
– Milva
– Giorgio Gaber
– Enzo Jannacci
– Remo Germani
– Gianni Pucci
– Gegè Di Giacomo e il suo complesso
– Antonio Basurto
– Ricky Gianco
– Gino Corcelli
– Adriano Celentano
– Babette
– Germana Caroli
– Sergio Endrigo
– Bobby Rydell
– Neil Sedaka
– Dalida
– Miguel Cordoba
– Line Renaud
– Alice e Ellen Kessler
– Johnny Hallyday
– I Brutos
– Richard Anthony
– The Back Porch Majority
– Dominique & Georges Jouvin
– Los Marcellos Ferial
– The Queen
– Lucio Battisti
– Claudio Baglioni
– Robertina e Gattociliegia
– I Nobili

Luigi Tenco, Ricky Gianco, Joe Sentieri, Sergio Endrigo e il Cinebox

Quattro artisti protagonisti di filmati del Cinebox. Da sinistra: Luigi Tenco, Ricky Gianco, Joe Sentieri, Sergio Endrigo (Milano 1962).

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GLI AMERICANI DEL CINEBOX

Frankie Avalon testimonial del Cinebox al Festival di Sanremo del 1964

Frankie Avalon testimonial del Cinebox al Festival di Sanremo 1964.

Frankie Avalon con la ballerina Marisa Ancelli, “Tornerai” (Cinebox, 1962). [Dalla collezione Andrea Ambrosini].

Tra il 1962 e il 1964 la SIF rinnovò completamente il repertorio dando spazio ai nuovi beniamini del pubblico giovane come le popstar americane Paul Anka, Neil Sedaka, Frankie Avalon e Bobby Rydell invitate a cantare, come andava di moda in quell’epoca, in italiano.

Paul Anka “Ogni volta” (Cinebox, 1964).
Paul Anka Tuttamusica

Paul Anka.

Paul Anka “Estate senza te” (Cinebox, 1964). [Dalla collezione Andrea Ambrosini].
Paul Anka “Domani prendo il primo treno” (Cinebox, 1964).

spartito "I tuoi capricci", Neil Sedaka

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Neil Sedaka e Mary Di Pietro “I tuoi capricci” (Cinebox, 1963).
Neil Sedaka Cinebox

La rivista della SIF.

Bobby Rydell sul set di Sway

Bobby Rydell sul set di "Sway" (Cinebox, 1963).

Bobby Rydell “Un bacio piccolissimo” (Cinebox, 1964). [Dalla collezione Pietro Bologna].
Il regista Vito Molinari con Bobby Rydell sul set di Sway

Il regista Vito Molinari (primo a sinistra) con Bobby Rydell sul set di "Sway" (Cinebox, 1963).

CINEJUKEBOX

cinejukebox

Cinejukebox modello 50.

cinejukebox

Caratteristiche tecniche del Cinejukebox modello 50.

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Caratteristiche tecniche del Cinejukebox modello 50.

Cinejukebox

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Cinejukebox

Ecco il Cinejukebox l’ultimo apparecchio prodotto dalla SIF, Società Internazionale di Fonovisione, per il mercato statunitense. Era il 1965, in società con Angelo Bottani era entrato Federico Innocenti, l’industriale milanese dei tubi e degli automotoveicoli. E il Cinejukebox, disegnato a forma di uovo da una équipe di architetti svizzeri, fu costruito proprio dalla Innocenti sulla linea di produzione lasciata libera dalla Lambretta, il cui brevetto era stato venduto all’India. L’apparecchio conteneva 40 pellicole come il Cinebox, ma funzionava anche come juke-box con 200 canzoni selezionabili e con lo schermo che in assenza di filmati riproduceva diapositive pubblicitarie o un caleidoscopio. Il blocco video nasceva a Milano, l’assemblaggio con la struttura audio fornita dalla azienda americana Rowe-Ami avveniva a Philadelphia. Il Cinejukebox venne presentato nel maggio del 1966 alla Fiera di Milano e in ottobre al MOA, Musc Operators of America, la fiera di Chicago. Il piano industriale, affidato all’ingegner Mario Colombo che due anni dopo passò alle dipendenze della Ferrari di Maranello, prevedeva la costruzione di 5 mila pezzi in un anno, tutti da distribuire negli Stati Uniti. La Innocenti interruppe la produzione a quota 400 esemplari.

Ci presenta il Cinejukebox Johnny Charlton, ex chitarrista dei Rokes, il gruppo inglese più popolare in Italia negli anni Sessanta.

[Dalla collezione di Fausto Casi, Museo dei mezzi di comunicazione, Arezzo].

CINEBOX, CANZONI INEDITE

Il Cinebox conteneva filmati di canzoni che non sono state mai pubblicate. Si tratta pertanto di brani inediti: le case discografiche sperimentarono queste canzoni attraverso l’apparecchio e presumibilmente il tiepido interesse riscontrato da parte del pubblico ne sconsigliò l’immissione sul mercato.
Ecco tre filmati in bianco e nero realizzati nel 1964 dalla SIPEC, la società milanese che ha fornito la maggior parte delle pellicole del Cinebox. Il regista è lo stesso direttore generale della SIPEC, Piero Pompili.

Fausto Leali & Laura Casati

Il primo filmato s’intitola Mi Sei Piaciuta Subito: eseguito in coppia da Fausto Leali e Laura Casati, entrambi artisti presenti in altri filmati del Cinebox. Il brano è allegro e orecchiabile, ma evidentemente non convinse i discografici che decisero di non stamparlo. Laura Casati ha lasciato da molti anni il mondo della musica, oggi vive a Pavia e si occupa della propria famiglia. Leali aveva completamente dimenticato di aver registrato questa canzone e questa pellicola, tanto da arrivare a scommettere contro la sua esistenza.

Remo Germani

Il secondo filmato s’intitola Modestamente: eseguito da Remo Germani, (Milano, 31 maggio 1938 – Vigevano, 18 ottobre 2010). Anche Germani era presente con altre pellicole nel Cinebox tra le quali la gettonatissima Non Andare col Tamburo.
Come Fausto Leali anche Germani aveva decisamente rimosso nella memoria la realizzazione di questo brano (di cui non è mai esistita traccia nella sua discografia) e di questa pellicola.

Jerry Puyell

Il terzo filmato s’intitola Non Ho il Clan, eseguito da Jerry Puyell, antesignano dei cantanti rock italiani. Puyell (all’anagrafe Mario Puglielli) milanese, figlio di un pluridecorato militare, fa parte del gruppo di scatenati (Adriano Celentano, Clem Sacco, Ghigo, Jack La Cayenne, Guidone) che alla fine degli anni cinquanta fa gridare allo scandalo le autorità civili e religiose ambrosiane per i concerti al Palazzo del Ghiaccio e al Teatro Smeraldo inneggianti alla “musica ribelle” arrivata dagli Stati Uniti. Jerry Puyell che come Celentano imita Jerry Lewis e Elvis Presley sembra fratello gemello del Molleggiato, ma non entrerà mai a far parte del Clan di Adriano. Di qui il titolo della canzone rimasta inedita per la quale non esiste il disco ma soltanto questo filmato. Oggi Jerry Puyell vive e lavora a Madrid come imprenditore.